ho visto un film giusto ieri (neanche
un granchè, per la verità, ma questo non deve, o dovrebbe cambiare
la sostanza),e nei titoli di testa ho notato una cosa che mi ha fatto
pensare. male, ovviamente.
ebbene, nei titoli si dice che il film
è tratto da un' opera letteraria di qualcuno, non è importante chi.
capperi. un'opera letteraria? e che cos'è un' opera letteraria? e
che si intende nella fattispecie? a scanso di equivoci sono andato a
controllare. ebbene, il film è tratto da 196 pagine scritte da un
rispettabile giornalista italiano stampate e pubblicate da una famosa
casa editrice italiana. un libro.
ora, l'avevo capito anche prima che si
trattava di un libro. però, mi son detto, visto che qualcuno si è
preso la briga di definirlo opera letteraria, magari è qualcosa di
diverso, di più alto, che magari può sfuggire alla mia
comprensione. macché, è un libro. un oggetto comunissimo
ma straordinario, come la divina commedia o l'autobiografia di josè mourinho. volendo si possono definire sempre opere letterarie, ma ray
bradbury in farenheit 451 li chiama libri, non opere letterarie,
eppure sta parlando delle cose più preziose da difendere.
e allora, dove sta l'inghippo?
complesso di inferiorità? di superiorità? fumo negli occhi? c'è
qualcosa che mi sono perso o non capisco? e dunque il fatto di
trovarmi di fronte ad un'opera letteraria, dovrebbe cambiare la mia
disposizione d'animo, mettermi per dire in uno stato di vaga
soggezione?
è un po' come quando si parla di
graphic novel. graphic novel, che affascinante definizione. questo
film è tratto da un graphic novel. ri – capperi. ma da quando non
si chiamano più fumetti? dov'ero io quand'è successo? perché fumetto è brutto e graphic novel è bello? Quelli della marvel, di
moebius o di frigidaire erano – sono - capolavori, ed erano –
sono – fumetti.
e allora? si cercano definizioni nuove
e più affascinanti per arginare o più probabilmente camuffare il
montante imbarbarimento contemporaneo? si cerca una bella confezione
per un contenuto più povero? e perché c'è questa sorta di latente
vergogna, o imbarazzo, per quello che si fa, e si cerca di
ridefinirlo? succede la stessa cosa con i bar. nessuno più, da
tempo, apre un bar. giammai. Si apre un caffè. e se si ristruttura
un vecchio bar (sempre sia lodato), quando riapre, diventa per magia
un antico caffè. come se questo rendesse automaticamente le paste o
i panini più buoni, il servizio migliore e naturalmente mi facesse
spendere di più con atteggiamento più gioioso.
come se io domani potessi andare a
comprare un'opera letteraria di fabio volo o un'opera discografica
dei negramaro.
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