sabato 2 febbraio 2013

il nome della cosa


ho visto un film giusto ieri (neanche un granchè, per la verità, ma questo non deve, o dovrebbe cambiare la sostanza),e nei titoli di testa ho notato una cosa che mi ha fatto pensare. male, ovviamente.
ebbene, nei titoli si dice che il film è tratto da un' opera letteraria di qualcuno, non è importante chi. capperi. un'opera letteraria? e che cos'è un' opera letteraria? e che si intende nella fattispecie? a scanso di equivoci sono andato a controllare. ebbene, il film è tratto da 196 pagine scritte da un rispettabile giornalista italiano stampate e pubblicate da una famosa casa editrice italiana. un libro.
ora, l'avevo capito anche prima che si trattava di un libro. però, mi son detto, visto che qualcuno si è preso la briga di definirlo opera letteraria, magari è qualcosa di diverso, di più alto, che magari può sfuggire alla mia comprensione. macché, è un libro. un oggetto comunissimo ma straordinario, come la divina commedia o l'autobiografia di josè mourinho. volendo si possono definire sempre opere letterarie, ma ray bradbury in farenheit 451 li chiama libri, non opere letterarie, eppure sta parlando delle cose più preziose da difendere.
e allora, dove sta l'inghippo? complesso di inferiorità? di superiorità? fumo negli occhi? c'è qualcosa che mi sono perso o non capisco? e dunque il fatto di trovarmi di fronte ad un'opera letteraria, dovrebbe cambiare la mia disposizione d'animo, mettermi per dire in uno stato di vaga soggezione?
è un po' come quando si parla di graphic novel. graphic novel, che affascinante definizione. questo film è tratto da un graphic novel. ri – capperi. ma da quando non si chiamano più fumetti? dov'ero io quand'è successo? perché fumetto è brutto e graphic novel è bello? Quelli della marvel, di moebius o di frigidaire erano – sono - capolavori, ed erano – sono – fumetti.
e allora? si cercano definizioni nuove e più affascinanti per arginare o più probabilmente camuffare il montante imbarbarimento contemporaneo? si cerca una bella confezione per un contenuto più povero? e perché c'è questa sorta di latente vergogna, o imbarazzo, per quello che si fa, e si cerca di ridefinirlo? succede la stessa cosa con i bar. nessuno più, da tempo, apre un bar. giammai. Si apre un caffè. e se si ristruttura un vecchio bar (sempre sia lodato), quando riapre, diventa per magia un antico caffè. come se questo rendesse automaticamente le paste o i panini più buoni, il servizio migliore e naturalmente mi facesse spendere di più con atteggiamento più gioioso.
come se io domani potessi andare a comprare un'opera letteraria di fabio volo o un'opera discografica dei negramaro.

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