giovedì 22 settembre 2011

r.i.p. r.e.m.

parlando di showbiz è la notizia del giorno, pare. forse sarà quella dell'anno, e direi meritatamente. si sciolgono i r.e.m. e dispiace ovviamente a tutti. anche a me, che credete.
mi ricordo distintamente la prima volta che li ho sentiti, e uso questo verbo non a caso. era l'83 e dall'autoradio di un mio amico più avvertito di me musicalmente (io arrivo storicamente sempre in ritardo sulle novità) arrivavano queste sonorità un po' jingle jangle ed una voce insolita e, non si può usare un altro termine, affascinante. l'album era murmur. non fu amore a primo udito, ma insomma, lo capivo anch'io che era qualcosa di differente. il disco che mi ha legato a loro è stato life's rich pageant uscito tre anni dopo, i pezzi in particolare, fall on me e these days. da allora li ho seguiti ed anche amati. non in maniera viscerale, spesso in modo un po' arruffato e schizofrenico. tante canzoni magnifiche, ma mai stati il mio gruppo preferito. soprattutto per colpa della voce di michael stipe. attenzione: stiamo parlando di uno dei cantanti più carismatici degli ultimi trent'anni, non ci confondiamo. però forse, e me ne accorgo adesso, è stata proprio la debordante personalità di questa voce ad attrarmi e respingermi dai rem. paradossalmente per molti, a me mancheranno di più le sonorità di peter buck e soprattutto i controcanti di mike mills, che il timbro bellissimo e cannibale di michael. da quando bill berry fu costretto a lasciare per motivi di salute, ma questa penso sia solo una coincidenza, per me i rem hanno perso l'identità di gruppo. troppo arroccati e fagocitati da una voce diventata così ingombrante, e anche un po' modaiola. sono stati anni di ricerca, molto onesta per carità, di un nuovo stile, forse di una nuova collocazione, per molti anche trovata.
non per me, ma non gliene faccio una colpa. non è nostalgia a tutti i costi (non fate i soliti), ma forse, stipe sicuramente, si son guardati un po' troppo allo specchio. e la sensazione da un po', era veramente quella di ascoltare sempre la solita canzone. provate a confrontare uberlin e drive (da automatic for the people).
certo, che mancheranno a me, anzi a me già da un po'

giovedì 15 settembre 2011

si ri va

allora si riparte. con il penultimo post di questo blog (sembra una canzone tipo la brum del boss ha un pss nella O), avevo espresso un po' di propositi per questo 2011. ma non avevo fatto i conti con l'oste, anzi con l'ostile. e gli eventi mi hanno un po' sopraffatto. adesso, questa lunga ancora non terminabile summer of music & love, mi sta dando l'energia, la voglia e soprattutto la giusta incoscienza per ripartire. ovviamente non solo qui, savasandir.
e allora si riparte. non ho fatto praticamente altro questa estate e mi è piaciuto. e mi sembra giusto raccontarlo. quindi, mettiamo un punto, meglio due punti. perchè il futuro è tutto da scrivere.

venerdì 11 febbraio 2011

figli e figliastri

tra le altre cose che mi succedono, sono padre felice ed orgoglioso di due ragazzine di 10 e 12 anni. è un lavoro duro, ma qualcuno  deve farlo. e io lo faccio volentieri. a tal proposito mi aveva impressionato qualche giorno fa la lettera indirizzata a la repubblica da un padre milanese (http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/02/07/news/mio_figlio_picchiato_dal_branco_il_sabato_il_giorno_del_terrore-12188284/).
è notizia di oggi l'arresto degli aggressori. bene. il padre dell'aggredito ha chiesto di trasformare l'accusa in tentato omicidio. molto bene. ed ha ringraziato i carabinieri. benissimo.
nella sua lettera il padre scrive che il figlio era stato picchiato per 5 euro. nella notizia dell'arresto si legge che al ragazzino erano stati rubati 5 euro e una bottiglia di vodka. e non è la stessa cosa.
nel senso che lo scenario cambia, anzi si rivela per quello che è in realtà, quello che noi facciamo sempre finta di non vedere. in estrema sintesi, son tutti figli nostri, ed escono tutti dalle nostre case e lì ritornano.
questo non giustifica il branco, lo dico per sovrappiù. ma l'innocente ragazzino (che tale è e tale rimane) ha avuto la bella, e probabilmente per lui naturale idea, di comprare una bella bottiglia di vodka per andare alla festa, e non di tamarindo. è entrato in un ristorante ed ha trovato qualcuno che gli ha venduto l'alcolico senza chiedergli un documento. qualcuno che probabilmente a sua volta è padre (o madre) di famiglia.
era sicuramente la prima volta che lo faceva, voleva fare bella figura alla festa, non avrebbe toccato un goccio di vodka, ecc ecc. e non se l'è neanche cercata, per carità.
ma mettiamo che fosse riuscito ad andarci alla festa e dopo aver assaggiato un po' di quello che aveva comprato fosse uscito con qualche altro ragazzo magari un po' più grande e si fosse imbattuto in un altro ragazzino che usciva dal cinema che lo avesse urtato per sbaglio. forse ora racconteremo un'altra storia. o magari la stessa, con gli stessi attori in ruoli diversi.
con questo, sia chiarissimo, non cerco alibi, giustificazioni o quant'altro, per gli aggressori. il gesto rimane tremendo. ma nei prossimi giorni leggeremo che i quattro del branco vengono da famiglie normali, i loro genitori cadranno dalle nuvole e il padre del ragazzino finito in ospedale continuerà a non parlare di quella bottiglia di vodka di cui non parlava nella sua lettera. forse non ne sapeva niente, al momento. ma ora lo sa.
mia moglie insegna in una scuola media. i furti e furtarelli sono frequentissimi. quando ne parla con i genitori, le reazioni sono sempre le stesse: "ma dove, qui?" "in classe di mio figlio?'", "mio figlio?", "impossibile!". ovviamente son sempre i figli degli altri. e di certi altri, in particolare, ma questo è un altro discorso.
svariatissimi coetanei delle mie figlie hanno da tempo un profilo facebook che gestiscono spesso in perfetta autonomia, checchè ne dicano i genitori e pubblicano, specie le ragazzine, foto che sarebbe meglio non circolassero sul web.
in quarta elementare tantissimi hanno costosi cellulari, le bambine vanno a scuola vestite come paris hilton (accompagnate da mamme vestite allo stesso modo). a casa guardano senza filtro alcuni i video di mtv e i programmi trash di italia uno. i ragazzi si sfidano o sfidano i padri in cruenti e sanguinolenti videogames. le mie no, ovviamente, e che caspita. cioè lo farebbero, a volte lo fanno, ma fanno molto altro e molto di più. questo mi mette al sicuro da eventuali sorprese? mi libera la coscienza (un po' si in effetti) ?
io, o meglio io e mia moglie, ci diamo da fare, questo in tutta onestà. molti, spero, lo fanno più di noi, troppi sicuramente meno, tanti tirano a campa'. e i ragazzi? loro fanno la loro parte, nel bene e nel male, che devono fare? se poi saranno quelli che comprano la bottiglia, quelli che picchiano, o nessuno dei due, non lo sappiamo ora. lo sapremo poi. ma non facciamo finta di nulla, in ogni caso. perchè non ci riesce fingere tanto bene. nè a noi nè a loro.
di già le colpe dei padri ricadono sempre sui figli, se poi voltiamo anche la testa da un' altra parte, li lasciamo ancora più soli

venerdì 28 gennaio 2011

una volta si chiamava pop. storia di un amore. seconda parte

la prima parte è stata pubblicata il 21 ottobre scorso http://giannozzo.blogspot.com/2010/10/una-volta-si-chiamava-pop-storia-di-un.html


c'era un problema da risolvere, però. quello dei compiti. nel senso che mi piaceva farli, questo si, però adesso avrei voluto farli ascoltando la musica. con il mangiadischi era un problema, non potevo stare lì ogni tre minuti, trunk trunk, a cambiare disco. avevo un mangiacassette (mangiadischi, mangiacassette, era tutto un mangia mangia), ma non  cassette, chissà perchè. rimaneva la radio. come si diceva, la radio era per me soprattutto un attrezzo estivo e la identificavo più con le parole che con la musica. però al momento sembrava davvero l'extrema ratio. in casa c'era un radiolina sanyo rossa che piazzai davanti a me sul tavolo del tinello, sul quale facevo i compiti. piazzai la scala  delle onde medie sul primo canale della rai. non c'erano solo parole, c'era anche musica. anche se molto mainstream si direbbe oggi, presentata in maniera spigliata e professionale da alcune voci femminili, che però ci mettevano ben poca partecipazione. un buon sottofondo ma nulla di più. sentivo che avevo bisogno d'altro. così un giorno nei primi mesi del 1973, di pomeriggio, apro il quaderno, il sussidiario e mi sintonizzo sul secondo canale radiofonico ed è come attraversare lo specchio.
non mi ricordo purtroppo il giorno preciso, altrimenti lo avrei fatto diventare quello del mio compleanno.
il programma si chiamava "per voi giovani", quindi non era per me, io ero un bambino, mica un giovane. ma le voci che lo conducevano mi piacevano, erano coinvolgenti e poi, anche se non capivo tutto quello che dicevano, sembravano tener molto alla musica che passavano.
già, la musica. dal piccolo, gracchiante altoparlante della mia radiolina usciva questa massa di suoni in buona parte incomprensibili, ma stordenti ed affascinanti. era un tipo di ascolto completamente diverso per me, non scelto, come i 45 giri, non sbocconcellato come nei programmi tv. era un fiume, una massa sonora che mi veniva generosamente elargita da officianti dei quali sono diventato subito devoto. fiorella gentile, massimo villa, carlo massarini. quello che dicevano lo prendevo per oro colato. a parte che capivo pochissimo, ma, a posteriori, posso dire che ho fatto bene. anche se il 1973 non è stato l'anno d'oro per eccellenza nella storia del pop son ancora affezionatissimo ai dischi di quell'anno. in a glass house dei gentle giant, grand hotel dei procol harum, yessongs, aladdin sane di bowie, selling england by the pound. poi gli italiani, banco, pfm, sorrenti, claudio rocchi, bennato...
e alcuni brani sparsi quà e là, I'm just a singer dei moody blues, lord gave r'n'r to you degli argent...
ero letteralmente stregato. non mi separavo più dalla mia radiolina, considerato il fatto che la sera c'era pop off, la versione serale di per voi giovani, e allora la musica  si vestiva dei colori della notte. o perlomeno di quella mezz'oretta prima che mi addormentassi, il giorno dopo c'era sempre scuola. però mi addormentavo sempre più tardi, non mi volevo perdere niente: santana, joni mitchell, traffic, mike oldfield, tangerine dream.
il passaggio dai 45 alle cassette fu quasi automatico. la prima fu selling england by the pound.
era musica difficile, per un bambino, considerato poi che proveniva da piccoli, sputacchianti altoparlanti, ma ero affascinato, soggiogato, rapito da quella musica.
l'anno dopo, il 1974, cominciai con le riviste specializzate, prima fra tutte l'amatissima ciao 2001. poi, finalmente, il primo minuscolo, patetico impianto stereo, un pessimo europhon e il primo long playing, emerson lake & palmer
dopo quasi quarant'anni e quasi 5000 dischi, mezzi tecnici a parte, poco è cambiato.
il bambino è un po' ingrassato ed ha la barba. ma continua a capirci poco ed è sempre perso nella musica

domenica 2 gennaio 2011

zero tolerance

Inizia l'anno, è tempo di buoni propositi. Io ne ho, non so se sono buoni, ma li ho. E poi i propositi per chi sono buoni, per chi li fa. Ma per gli altri? Se esprimessi - come farò, del resto -  il proposito di suonare il più possibile, per molti potrebbe essere una iattura.
Di solito si tende a voler fare tabula sostanzialmente rasa quando inizia un nuovo anno. Ma così non si finisce più, diventa una tela di Penelope. Anche perchè dei (buoni) propositi che si fanno ogni anno, qualcosa andrà pure a buon fine, cribbio, e poi la storia, anche la nostra, è un flusso, non è divisa in frames di videoclip.
Il problema, è che a volte non ci ricordiamo i propositi che abbiamo fatto. E' passato un anno, in fondo. Alcuni poi li esprimiamo in corsa, che so a maggio o a settembre, con la classica formula "dal prossimo anno....", chè i propositi si fanno iniziare da gennaio, così come le diete devono assolutamente iniziare di lunedi. E invece, per fare una cosa fatta bene, bisognerebbe mettere in atto il proposito appena lo esprimiamo, invece di aspettare una data convenzionale e convenzionata. Ma ho il sospetto che se tutti facessimo così, le cose andrebbero in maniera leggermente diverse.
Quindi, lasciamo perdere e torniamo a questo inizio anno.
Speaking of me, in questo 2010 ho tentato di consolidare, di dare continuità ad alcuni flussi positivi che si erano creati nel corso del 2009, senza che peraltro li avessi etichettati come propositi. e ce l'ho anche un po' fatta.
Questo vuol dire che in generale converrebbe dire ok, iniziamo a fare una cosa e vediamo che succede. Vero è anche che dichiarare un obiettivo, gli fa assumere forse più valore, ci responsabilizza un po' di più, come a tressette quando abbiamo tre tre o una napoletana. E così ho fatto un anno fa. Venendo da un anno in cui avevo suonato molto soprattutto con la mia amata marching band, ho espresso il proposito - meglio il desiderio - di suonare ancor di più o quanto meno di tendere a. E l'ho fatto, nel senso che ho teso a. Ho suonato grosso modo uguale, cosa già positiva, ma mi sono messo nella predisposizione migliore per farlo, arrivando perfino a prendere un periodo di aspettativa dal lavoro. Certo, gli strali e i dardi dell'oltraggiosa fortuna non sono mancati e neanche la fitta sassaiola dell'ingiuria, ma abbiamo portato a casa i tre punti in qualche modo. Questo un po' ci ha fiaccato, non lo nascondo, però, capperi, siamo arrivati fin qui, e allora andiamo avanti. Avanti s'ha voglia!
L'altro proposito, più generalista e  pluricomprensivo, lo avevo espresso e lo ri-esprimo con una formula tecnica: basta rotture di zebedei. L'età avanza e il livello di tolleranza diminuisce, ed io francamente non ho intenzione di impegnarmi molto per aumentarlo. Quindi, per favore. E poi come diceva Totò, ogni pazienza ha un limite. Così, se volete la mia fiducia, no problem, ma ve la dovete meritare, e non ci mettete tanto. Non ho tanto tempo da sottrarre alla musica, alla famiglia, agli amici.
Io, la mia fiducia l'ho data ampiamente, e adesso me la ripiglio.
A livello politico e sociale, questo significa per esempio, che il PD il mio voto - che peraltro non ha mai avuto - se lo scorda. Avrei bisogno di un grande partito che mi rappresenti, ma se non c'è pazienza. Mi rivolgerò altrove, verso SEL, per esempio. Ecco un sicuramente buon proposito: schierarsi. E io mi schiero.
Restringendo il livello, anche nei confronti dell'amministrazione della mia città il tempo degli sconti è finito, anzi è durato sin troppo.
A livello personale, ho deciso di tirarmela. Non con tutti, ma con molti si.  Ah, l'ho detto. Siamo circondati da gente che vale zero umanamente e artisticamente parlando, e io li devo anche considerare? Ah ah ah ah.
Poi, se non ricordo male, avevo iniziato l'anno manifestando un gran bisogno di sobrietà, e il bisogno rimane, altro che. Facciamo un po' i seri, per favore, c'è troppa gente che ride per sugo di nulla , in giro.
Quindi, suonamento, schieramento, tiramento. E soprattutto tolleranza zero.
Antipaticamente vostro