sabato 22 febbraio 2014

da lassù, messere, si domina questa valle? non ci rompete, ve ne prego.

il 2013 ci si è messo veramente di buzzo buono per portarsi via gran parte del XX secolo, da lou reed a nelson mandela, da alvin lee a jannacci, passando per mennea e mariangela melato, i nostri eroi ci stanno lasciando soli. e anche il 2014 sembra non scherzare: abbiamo già detto ciao ad abbado, freak antoni e adesso, anche a francesco.
la prima volta che vidi il banco del mutuo soccorso in concerto (che è cosa ben diversa dal dire live, badate bene), fu allo stadio di pontedera, presumo nel 1974 0 75. sapevo pochissimo di loro, qualcosina sentita in tv - si, in tv, erano gli anni 70 - conoscevo la copertina a salvadanaio e ovviamente il loro nome. ne giravano di nomi strani all'epoca, ma questo li batteva tutti.
il concerto iniziò con molto ritardo, problemi di organizzazione, a quanto poté capire il vostro spaesato 12enne, problemi di soldi, per quanto posso ricostruire ora: ricordo che mentre francesco parlava, un ragazzo con barbetta passava fra il pubblico raccogliendo soldi e urlò rivolto a francesco "ma stasera non becchi un ca**, fascista!" parimenti, durante l'introduzione parlata, una ragazza accanto a me ad un certo punto sbattè a terra l'eskimo dicendo "eh, no, questo non lo accetto!" non mi ricordo cosa non accettasse: forse il fatto che fosse luglio nonostante lei avesse l'eskimo. ma erano gli anni 70, vi ripeto.
ricordo praticamente nulla del concerto. ricordo solo francesco. la sua presenza, magnetica, quasi immobile, iconica si direbbe oggi, in mezzo al palco, mentre gli altri si davano un gran daffare. mi colpiva il fatto che un gruppo progressive, genere nel quale intuivo la preponderanza della parte strumentale, avesse addirittura un cantante solista.
la pfm ed il banco sono stati un po' i beatles ed i rolling stones per il pop italiano, ed io confesso di essere stato un po' più premiatista o premiatano. ho visto la pfm una quindicina di volte, ed il banco solo quattro o cinque.
ma la pfm non aveva un cantante come giacomo, nessuno ce l'aveva in italia, e pochi nel mondo, almeno in ambito progressive, ammesso che questo ambito esista.
nonostante la padronanza aulica della lingua e la carica immaginifica dei suoi testi in italiano, il primo lp che ho avuto del bms è stato "banco" un disco del 75, fatto di brani storici reinterpretati in inglese per il mercato britannico. l'ho appena riascoltato: la pronuncia di francesco appare ancora convincentissima ed assolutamente credibile. tristezza nella tristezza, la riedizione in cd di questo disco è corredata dalle brillanti note di copertina, anch'esse in inglese, di ernesto de pascale.
grande, immenso francesco, anche nei bui anni 80, periodo foschissimo per molti eroi dei seventies, lui e il banco non hanno mai perso un'oncia di dignità e neanche di affetto da parte del loro pubblico, un commovente zoccolo durissimo che ha seguito la carriera del gruppo in questi oltre quarant'anni. ricordo solo una leggermente imbarazzante versione di hey joe fatta con sam di sam e dave (o era dave?), corredata da un video veramente troppo amatoriale. perdonabile.
l'ultima volta che ho visto il banco, è stato a roma nel dicembre 2010, alla prog exhibition.
c'erano soltanto francesco e vittorio nocenzi della formazione originale, più un manipolo di giovani bravissimi musicisti. c'era anche rodolfo maltese,a dire il vero, ma il chitarrista, malato da tempo, stava sul palco relegato in un angolo, a volume praticamente zero, giusto per sentire il calore dei fans. lo stesso francesco purtroppo aveva problemi di voce, cosa che non frenò, ricordo bene, la sua leggendaria vis polemica. fu un concerto largamente strumentale, portato avanti in maniera straordinaria e commovente da vittorio, che dette l'anima in quei pezzoni da 15 minuti, come metamorfosi o rip. di francesco, come sempre, ho negli occhi il magnetismo quasi paradossale di quella figurina vestita di rosso, anche quando si fece da parte per lasciare il microfono a john wetton dei king crimson per una bellissima versione di starless.
un'altra cosa mi colpì. quando fu il turno del banco - vari gruppi si avvicendavano - sotto il palco si radunarono, quasi per incanto, un sacco di ragazzi giovanissimi, nei cui occhi lessi un entusiasmo che mi commosse letteralmente. certo, eravamo a roma, il banco era il gruppo de casa, dopo ci sarebbero stati i lumbardun della pfm, ma credetemi, questo entusiasmo il banco lo ha trasmesso a generazioni e generazioni in giro per l'italia.
francesco è stato insieme a demetrio stratos, con tutte le differenze del caso, il più grande cantante rock italiano, e non ha un briciolo di erede (quando uscì il primo disco del banco aveva 25 anni!)
non solo. se parliamo di progressive, togliamo peter gabriel, peter hammill, jon anderson, greg lake, derek shulman, roger chapman. conoscete qualche altro cantante più grande di francesco? io no. ma questo conta poco, oramai.
ciao francesco, salutaci il mago. speriamo di veder volare il tuo carro alato