lunedì 4 febbraio 2013

apocalypse express


qualche anno fa pensavo che la civiltà occidentale non sarebbe durata più di qualche decennio ancora. oggi sono molto meno ottimista. me ne sono convinto guardando lo spot pubblicitario di un macchina per il caffè espresso, uno dei massimi simboli del declino della civiltà occidentale, soprattutto da quando uno dei suoi più celebri testimonials ha deciso di farsi stirare gli zebedei. questo piccolo elettrodomestico, realizzato oggi nelle fogge, colori e materiali più avant garde possibili è diventato un oggetto assolutamente indispensabile in ogni moderna casa occidentale – ma forse anche orientale – che si voglia definire tale. prima di tutto il caffè, soprattutto all'italiana, è assurto ancor di più al rango di irrinunciabile piacere quotidiano (unito al cioccolatino da gustare con voluttà sulla chaise longue di le corbusier) e di non negoziabile panacea di tutti i mali. ma naturalmente nei tempi e modi voluti dal ritmo frenetico della vita moderna, come diceva il poeta. e poco male se l'autenticissimo 100% arabica viene estratto da una capsula di plastica riempita chissa come. Ma volete mettere tornare a casa dal vostro ufficio in pieno centro, slacciarvi la cravatta, essere accolti da vostra moglie che ha appena terminato le pulizie di casa in abito da sera e tacco 12, che vi sussurra languidamente "vieni, non rinunciare al piacere di gustare un buon caffè, premendo un solo tasto". eh, son soddisfazioni. che vi volete mettere a mettere l'acqua nella moka, poi metterci il caffè in polvere, magari metà lo spargete nell'ambiente, perché, si sa è un 'operazione difficile, avvitare, mettere sul fuoco, aspettare. no, non si può. anche perché magari avete fatto lo stesso tragitto fino a casa impostando il navigatore, dopo avere chiamato i numeri di telefono che chiamate tutti giorni impostandoli dalla rubrica, e avete anche lasciato che la macchina vi guidasse nel parcheggio. quindi, nell'attesa di un chip nei vostri vestiti che li convinca a sfilarsi da voi da soli, possiamo con tutti i diritti permetterci una macchina per il caffè, e qui veniamo alla pubblicità di cui accennavo all'inizio, che funzioni in modo intuitivo.
intuitivo? ma che deve intuire? già c'è solo da mettere una cialda in una fessura modellata e pigiare un tasto. c'è bisogno anche dell'aiutino? riusciremo poi a trovare la bocca?
che c'entra, anch'io ho un cellulare con un sacco di numeri memorizzati ed uso il navigatore satellitare, ma è anche vero che non mi ricordo più un numero di telefono e che mi faccia fatica consultare una carta stradale. fatica. ecco il busillis. ci fa fatica fare tutto. ci fa fatica capire chi sia quello che parla in tv, ed ecco il sottopancia che ci dice immediatamente chi sia quello che cje blatera in quel momento, famoso o sconosciuto che sia, meritevole d'ascolto o meno. ci fa fatica ricordare dove abbiamo già visto quell'attore – magari qualche mese prima – ed ecco che il trailer pomposamente ci annuncia che è stato il protagonista di, che il regista è quello che ha diretto il film x e che il barista è lo stesso che ha servito i drinks nel film y. abbiamo bisogno di idoli ed eroi che durino pochi mesi, così non dobbiamo fare la fatica di ricordare. e se vogliamo vincere un telequiz, che sia per puro culo
vogliamo governare e gestire tutto con un dito, quel dito che non riusciamo più a toglierci dalla tasca – se non da un'altra parte. quel dito che magari un giorno di questi premerà il pulsante dell'auotodistruzione. in modo intuitivo, naturalmente

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