giovedì 21 ottobre 2010

una volta si chiamava pop. storia di un amore. prima parte

non so se sia nato prima l'uovo o la gallina, e francamente non me ne importa. sto parlando dell'amore, smodato, maniacale, assoluto per la musica. non vengo nè da una famiglia, nè da un ambiente, nè da una città particolarmente versati per la musica, ma tant'è. la musica veniva dalla tele, principalmente. zecchino d'oro, gli show per ragazzi del sabato pomeriggio, qualche sigla che mi ronzava strana (avventura: inziava con joe cocker e finiva con i procol harum). c'erano anche i polverosi stereo otto dell'autoradio, ma in repertorio c'era solo fausto papetti. la radio l'ascoltavamo soprattutto d'estate ed era soprattutto radio montecarlo. non mi piaceva molto l'estate e quindi non associo musica a questi ascolti sulla spiaggia. mi ricordo soprattuto le pubblicità delle sigarette peter stuyvesant e hb, e i quiz della cera grey. penso di aver iniziato a comprare autonomamente i miei primi 45 giri a sette, otto anni. li sceglievo da una scatola di legno sul bancone di un negozio di elettrodomestici davanti casa mia. tanto sanremo e, soprattutto canzonissima, allora. massimo ranieri è stato il mio primo idolo. ma anche nada, marcella, i ricchi e poveri. mi piacevano i cantanti, ma già buttavo un occhio all'orchestra, soprattutto a quella della rai, che aveva addirittura due, sbrillucicanti (per quanta sbrilluccicanza rendesse una tv in bianco e nero) batterie. in casa mimavo un complesso immaginario (intero) e iniziavo a disegnare complessini sui quaderni. il primo si chiamava the mortadellas. la musica veniva ancora principalmente dagli show della rai del sabato sera che aspettavo, come si dice, a gloria. ma c'era un altro programmino che mi intrigava, ma che vedevo a spizzichi e bocconi. si chiamava adesso musica classica. leggera, pop, lo presentavano nino fuscagni e vanna brosio. ed era proprio quel pop che mi interessava (si ok, anche vanna brosio bionda e prosperosa diceva la sua, ero un bambino sano, tutto sommato).
tutti quei capelloni che si agitavano, quelle musiche roboanti ed incomprensibili erano una specie di canto delle sirene per me. tant'è che quando, a sanremo 1972, i delirium arrivarono sul palco per cantare jesahel con quella manica di hippies de noantri, per me fu una bella botta. ho un ricordo preciso di me che gioco con i soldatini con il mio mangiadischi arancione sul pavimento e jesahel, neanche tanto in sottofondo. oltre ai soldatini, facevo le collezioni di figurine, come tutti. ma non solo i calciatori. la panini ne buttò fuori una sui cantanti, sempre nel 1972. anche lì era pieno di capelloni. qualche nome mi colpì, chissà perchè, tipo colosseum e deep purple.
non mi ricordo in base a cosa scegliessi i 45 da comprare. boh. comunque avevo pensiero dei pooh, la canzone del sole, angie dei rolling stones, il gabbiano infelice del guardiano del faro, drinking wine spoode oode di jerry lee lewis, satisfaction dei tritons, gudbuy t'jane degli slade e pop corn della strana società, per dire.
non solo, ci si metteva anche il telegiornale ad intervistare i capelloni. mi ricordo di uno con una divisa larga cinque centimetri in testa (era peter gabriel), alcuni fratelli barbuti (i gentle giant) ed uno di cui mi ricordo gli stivaletti e che avevo capito si chiamasse pizz infield (sic).
eh si, mi piacevano, i capelloni

1 commento:

  1. A chi lo dici... Patty Pravo, Fausto Leali, i Camaleonti, i Giganti...e da lì è successo tutto il dopo...!

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