da dove si comincia, da
quella domenica mattina di maggio del 2006 quando
mi presentai in versione vecchio tossico (djembè a tracolla, calzoni corti e
sandali) al cospetto di un gruppo di baldi ragazzini per la prima prova di
quella che sarebbe diventata (e chi se lo immaginava?) una delle marching bands
più apprezzate d'Italia?
o dalla prima uscita ufficiale ancora in maglietta gialla,
senza costumi nè coreografia, quando le altre bande ci sembravano – al nostro
confronto – l'orchestra della scala?
oppure dal primo vero bagno
di folla, i primi entusiasmi, il debutto di uno spettacolo che ancora oggi
lascia molti a bocca aperta?
o magari da quella telefonata, nella primavera sempre del 2006.
all'altro capo dell'apparecchio, come si sarebbe detto una
volta, c'era sandro tani.
le nostre vicende musicali si erano già intrecciate in
passato, anche se in maniera piuttosto sporadica: forse troppo diversi gli ambiti sia dal punto di vista professionale
che artistico per trovare un terreno comune fra un inveterato rockettaro come
me, e un serio – o presunto tale -
professionista e insegnante come sandro. non di meno la mia stima per lui
mi induceva a prendere sempre in considerazione le sue chiamate in
correo. questa volta si trattava di una marching band che aveva messo su
sostanzialmente con un manipolo dei suoi molti allievi di sassofono che aveva
in prospettiva la partecipazione al festival di arti di strada
"mercantia".
perché no, mi dissi, non avevo mai suonato a mercantia, e
l'idea della marching band mi sembrava simpatica, anche se con ragazzi di
vent'anni, e passa, più giovani di me.
e poi, non mi avrebbe portato via molto tempo, pensavo. non
mi avrebbe di certo cambiato la vita!
dieci anni e oltre
500 concerti dopo, non la penso più
esattamente così. per fortuna.
questo, anche per dire di come il caso giochi un ruolo
fondamentale nelle nostre vite, di come quel si detto a sandro avrebbe cambiato
la mia, e sua, vita negli anni a venire, di come, uscendo dal cam, non avessi
la minima idea del fatto che con quei
ragazzi con i quali avevo appena suonato un paio d'ore, avrei passato gran
parte del mio tempo da allora ad oggi.
già. era il 21 maggio del 2006. ad aspettarmi alle prove, una nidiata di ragazzini, tra
le ultime leve dei corsi di sassofono di sandro. alcuni li conoscevo, gli altri i più giovani, li vedevo per la
prima volta. eraldo ed omar avevano 15 e 16
anni. io 44: ok, bene così.
si comincia, c'è da mettere su un po' di repertorio per
partecipare al festival "in/canti e banchi" che si teneva la settimana successiva a castelfiorentino. si
comincia in scioltezza, il primo pezzo è "hallelujah, I love her so"
di ray charles, e poi altri pezzi
simili. è forse un repertorio più da banda
tradizionale che da marching band, ma tant'è, penso che allora nessuno
avesse le idee chiarissime sul da farsi. la musica scorre via comunque fluida e
piacevole, l'intesa è già buona, grazie sopratutto a quella che sarà una
costante anche per gli anni a venire, e cioè la leadership ed il carisma di sandro e la fiducia assoluta al limite della devozione che i ragazzi hanno nei
suoi confronti.
l'appuntamento è per la domenica successiva. Un'ultima
rifinitura al cam e l'avventura comincia.
la banda si presenta in maniera piuttosto informale.
Indossiamo tutti una maglietta quasi artigianale con la semplice – si fa per
dire – scritta "badabimbumband" sulle spalle.
nella parte bassa del paese sta passando la zastava orkestar. i ragazzi li guardano con sincera ammirazione, io, ad onor del vero,
non sapevo neanche chi fossero. in ogni caso, con i loro sousafoni, le loro trombe squillanti,
le loro belle magliette nere, sembrano l'esercito persiano di serse, e
noi i trecento di leonida. e proprio come i prodi spartani ci buttiamo alla
conquista del borgo alto. si cammina a passo sciolto, alla spicciolata, senza
l'ombra di una coreografia o di un ordine prestabilito. per di più manca anche
colui il quale diventerà il mio fedele compare di stamburamenti, jacopo salvadori, più conosciuto come bemba. e così l'onere ritmico è tutto sulle mie
spalle. in ogni caso la musica viene
via facile, e la gente sembra apprezzare i nostri sforzi. si va a casa tutti
soddisfatti. per noi è stata poco più
di una scampagnata, in realtà abbiamo appena inconsapevolmente gettato le basi
di un edificio che ancora oggi sta egregiamente in piedi.
di più, quella prima esibizione è anche la prima
commissionata da alberto masoni e alessandro gigli dell'agenzia terzostudio. la
prima, bontà loro, di una lunghissima serie. adesso ci aspetta "mercantia". e lì sarà tutt'altra musica.
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