martedì 7 luglio 2015

nascita di una banda (che non c'era). memorie di un grancassista accidentale. prima parte

da dove si comincia, da quella domenica mattina di maggio del 2006 quando mi presentai in versione vecchio tossico (djembè a tracolla, calzoni corti e sandali) al cospetto di un gruppo di baldi ragazzini per la prima prova di quella che sarebbe diventata (e chi se lo immaginava?) una delle marching bands più apprezzate d'Italia?
o dalla prima uscita ufficiale ancora in maglietta gialla, senza costumi nè coreografia, quando le altre bande ci sembravano – al nostro confronto – l'orchestra della scala?
oppure dal primo vero bagno di folla, i primi entusiasmi, il debutto di uno spettacolo che ancora oggi lascia molti a bocca aperta?
o magari da quella telefonata, nella primavera sempre del 2006.
all'altro capo dell'apparecchio, come si sarebbe detto una volta, c'era sandro tani.
le nostre vicende musicali si erano già intrecciate in passato, anche se in maniera piuttosto sporadica: forse troppo diversi gli ambiti sia dal punto di vista professionale che artistico per trovare un terreno comune fra un inveterato rockettaro come me, e un serio – o presunto tale -  professionista e insegnante come sandro. non di meno la mia stima per lui mi induceva a prendere sempre in considerazione le sue chiamate in correo. questa volta si trattava di una marching band che aveva messo su sostanzialmente con un manipolo dei suoi molti allievi di sassofono che aveva in prospettiva la partecipazione al festival di arti di strada "mercantia".
perché no, mi dissi, non avevo mai suonato a mercantia, e l'idea della marching band mi sembrava simpatica, anche se con ragazzi di vent'anni, e passa, più giovani di me.
e poi, non mi avrebbe portato via molto tempo, pensavo. non mi avrebbe di certo cambiato la vita!
dieci anni e oltre 500 concerti dopo, non la penso più esattamente così. per fortuna.
questo, anche per dire di come il caso giochi un ruolo fondamentale nelle nostre vite, di come quel si detto a sandro avrebbe cambiato la mia, e sua, vita negli anni a venire, di come, uscendo dal cam, non avessi la minima idea del fatto che con quei ragazzi con i quali avevo appena suonato un paio d'ore, avrei passato gran parte del mio tempo da allora ad oggi.
già. era il 21 maggio del 2006. ad aspettarmi alle prove, una nidiata di ragazzini, tra le ultime leve dei corsi di sassofono di sandro. alcuni li conoscevo, gli altri i più giovani, li vedevo per la prima volta. eraldo ed omar avevano 15 e 16 anni. io 44: ok, bene così.
si comincia, c'è da mettere su un po' di repertorio per partecipare al festival "in/canti e banchi" che  si teneva  la settimana successiva a castelfiorentino. si comincia in scioltezza, il primo pezzo è "hallelujah, I love her so" di ray charles, e poi altri pezzi simili. è forse un repertorio più da banda tradizionale che da marching band, ma tant'è, penso che allora nessuno avesse le idee chiarissime sul da farsi. la musica scorre via comunque fluida e piacevole, l'intesa è già buona, grazie sopratutto a quella che sarà una costante anche per gli anni a venire, e cioè la leadership ed il carisma di sandro e la fiducia assoluta al limite della devozione che i ragazzi hanno nei suoi confronti.
l'appuntamento è per la domenica successiva. Un'ultima rifinitura al cam e l'avventura comincia.
la banda si presenta in maniera piuttosto informale. Indossiamo tutti una maglietta quasi artigianale con la semplice – si fa per dire – scritta "badabimbumband" sulle spalle.
nella parte bassa del paese sta passando la zastava orkestar. i ragazzi li guardano con sincera ammirazione, io, ad onor del vero, non sapevo neanche chi fossero. in ogni caso, con  i loro sousafoni, le loro trombe squillanti, le loro belle magliette nere, sembrano l'esercito persiano di serse, e noi i trecento di leonida. e proprio come i prodi spartani ci buttiamo alla conquista del borgo alto. si cammina a passo sciolto, alla spicciolata, senza l'ombra di una coreografia o di un ordine prestabilito. per di più manca anche colui il quale diventerà il mio fedele compare di stamburamenti, jacopo salvadori, più conosciuto come bemba. e così l'onere ritmico è tutto sulle mie spalle. in ogni caso la musica viene via facile, e la gente sembra apprezzare i nostri sforzi. si va a casa tutti soddisfatti. per noi è stata poco più di una scampagnata, in realtà abbiamo appena inconsapevolmente gettato le basi di un edificio che ancora oggi sta egregiamente in piedi.

di più, quella prima esibizione è anche la prima commissionata da alberto masoni e alessandro gigli dell'agenzia terzostudio. la prima, bontà loro, di una lunghissima serie. adesso  ci aspetta "mercantia". e lì sarà tutt'altra musica.

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